Ero in ufficio qualche settimana fa, stavo aiutando un utente in una pratica molto comune, per l’ennesima volta gli davo una mano a compilare un modulo che avrò visto ormai migliaia di volte e che conosco a memoria, ponendo le solite domande, ad un certo punto mi sono resa conto che c’era qualcosa che non andava, non mi ero mai accorta di un piccolo dettaglio.
Nella sezione “situazione occupazionale” erano elencate come sempre varie opzioni: dirigente, impiegato, operaio, pensionato, disoccupato, studente, coadiuvante e poi…. Casalinga.
Dopo aver concluso con l’utente in questione, ho continuato a lavorare ma una volta tornata a casa mi sono messa a pensare.
E lì, mi sono posta una domanda probabilmente banale: ma perché se tutti gli altri lavori si scrivono con il genere maschile (neutro) la Casalinga è declinata al femminile?
E’ una condizione occupazionale come tutte le altre, è una situazione che tutti potrebbero avere o sbaglio?
E allora eccomi che subito vado a cercare sulla Treccani il termine declinato nei due generi, e:
“casalingo agg.
(pl. m. –ghi). – 1. Di casa, domestico, familiare: cucina c., familiare, come quella che si fa in casa; pane c., fatto in casa; vita c., vita di casa, modesta, ritirata; uomo c., che sta volentieri in casa. Nel linguaggio sport., incontro c., incontro disputato da una squadra sul proprio campo; analogam., vittoria, sconfitta casalinga. Locuz. avv. alla c., all’uso di casa, con semplicità; anche di speciali preparazioni di cucina: zuppa, fagioli alla casalinga. 2. Per la casa, per gli usi domestici: oggetti c.; anche sostantivato al plur.: negozio di casalinghi.”
Mentre “casalinga s. f. [femm. sost. dell’agg. casalingo]. – 1. Donna che attende in casa propria alle faccende domestiche e non ha altra professione. 2. Lo stesso che casalina.”
Quindi la Treccani mi sta dicendo che un uomo casalingo è quello che sta in casa perché gli fa piacere, mentre la donna sta in casa per pulire e cucinare e non ha altro tipo di lavoro?
Ma non può essere, non nel 2020! Allora informandomi un po’ ho scoperto che esiste un’Associazione di Uomini casalinghi e mi si apre un mondo.
Ed ecco perché scrivo tutto questo, non perché voglio puntare il dito solo contro il “patriarcato” che relega la donna ancora una volta al ruolo dell’angelo del focolare, ebbene no! In quanto donna che crede fortemente nella parità di genere credo che nel 2020 sia altrettanto grave non riconoscere il lavoro del casalingo. Pensare che non esistano uomini casalinghi è frutto di una mentalità retrograda e machista e tutto ciò è frustrante per tutti quegli uomini che hanno fatto tale scelta.
La lotta per la parità di genere, o uguaglianza tra i generi, riguarda tutti. Se un uomo sceglie di fare il casalingo deve essere riconosciuto come tale. Sulla sua carta d’identità dovrà essere scritto “casalingo” e non “disoccupato”. Lui non è disoccupato o in cerca di occupazione, lui ha già scelto un ruolo da svolgere all’interno della società.
Tuttavia, nelle sedi istituzionali preposte ad esempio all’emissione dei documenti d’identità (non in tutte fortunatamente), ancora scappa la risatina quando un uomo adulto afferma di essere casalingo.
La figura del casalingo “dopo mille insistenze, comincia ad essere finalmente riconosciuta da tanti Comuni anche sulle carte d’identità.”
“I casalinghi ufficiali, quelli iscritti all’Inail per godere della copertura assicurativa nata da una battaglia delle donne che si occupano della casa a tempo pieno, sono ormai 22.600, secondo i dati più recenti. Ma si stima che, in realtà, siano almeno il doppio gli italiani inquadrabili – a vario livello – in questa nuova categoria.”
E allora, ai nostri bambini insegniamo che da grandi se volessero per scelta o dovessero per necessità potranno fare anche “il Casalingo”, senza alcuna vergogna!
Fonte: https://martisbubble.wordpress.com