Lei lavora, lui sta in casa ad accudire il nido: è il nuovo equilibrio tra le coppie
di Vincenzina Foceri
Incontrare un uomo che cucini, stiri, faccia il bucato non è più un sogno irrealizzabile per molte donne ma una realtà. È sempre più diffusa tra gli uomini del Belpaese, e non solo, l’abitudine a mandare avanti il nido da soli, senza delegare i lavori domestici alla dolce metà. Alcuni per necessità, altri per una libera e consapevole scelta. In America lo chiamano “trophy husband”, “marito trofeo”.
In Italia, secondo i dati delle ricerche pubblicitarie, gli uomini che cercano di dedicare, almeno parte del loro tempo, alle faccende domestiche sono circa quattro milioni. Alcuni di essi, circa quaranta mila, hanno deciso di riunirsi per far sentire la propria voce e le proprie esigenze. Quindici anni fa è nata l’Associazione Uomini Casalinghi, per un’idea del filosofo Antonio D’Andrea, presieduta oggi da Fiorenzo Bresciani.
Il movimento, dopo la sua fondazione nel 1985, ogni tre anni indice un festival dedicato ai compagni di avventura al grido di “Il governo del mondo alle donne, il rigoverno della casa agli uomini”. Nel sito dedicato dell’associazione vengono presentate le finalità: “abbandonare il modello di maschio guerriero, carico di responsabilità e schiacciato dalla razionalità, e riscoprire la cura di sé, del proprio corpo e delle relazioni sociali dedicandosi alle attività casalinghe”. L’idea è quella di promuovere una nuova figura di uomo, dedito alle attività domestiche e a qualche lavoretto che gli consenta di coltivare i suoi interessi. Insomma tutto quello che le donne hanno sempre desiderato.
I massai italiani a tempo pieno, secondo i dati disponibili, non sarebbero più di 3-400 mila. La maggior parte si occupa delle faccende di casa perché costretto più da fattori esterni che non per libera scelta. Nonostante questo, il “Movimento uomini casalinghi”, per bocca del suo presidente, ci tiene a far sapere che nell’ uomo esiste un’ indole domestica che deve essere assolutamente riscoperta per riportare alla luce valori dimenticati, come la vita familiare completamente cancellata dall’ affannosa ricerca quotidiana del successo nel campo del lavoro.
Compito dell’A.u.c. è di supportare questa nuova figura di “uomo delicato” che si sta affermando a discapito del vecchio rude macho. Organizza, a tal proposito, corsi e incontri che servano ad insegnare i trucchi di un mestiere, per millenni solo prerogativa femminile. I membri del movimento, possono così, apprendere le tecniche per non fallire in cucina, e come curare la casa secondo metodi più adatti agli uomini.
Ma cosa distingue un casalingo da un comune uomo che ogni tanto si cimenta a far da mangiare o a stirare le camice? Innanzitutto è bene non confondere il casalingo con l’uomo single, si tratta di due categorie ben distinte, per quanto entrambi devono darsi da fare tra le mura domestiche. Fare il casalingo vuol dire abbracciare una filosofia di vita prima sconosciuta al sesso forte: riappropriarsi di quegli spazi finora negati e godere di un rapporto nuovo con le quattro mura.
È bene sapere che i casalinghi sono soprattutto uomini sposati, per lo più mariti di donne manager che le sostituiscono in tutto e per tutto nelle faccende domestiche. È errato pensare a questi come a delle colf che lavorano incessantemente tutto il giorno. Il massaio riesce anche a trovare lo spazio per dedicarsi alle proprie passioni e ai propri hobby, non rinuncia alle tanto amate partite di calcio e non inizia a vedere le soap opera solo perché investe questo ruolo. Sono tutti luoghi comuni da sfatare.
Gli stereotipi intorno alla figura del maschio, che è tanto più forte quanto più evita i fornelli e la lavatrice, sono ancora molto diffusi. Questo è particolarmente vero nelle regioni del sud Italia, per questo motivo l’A.U.C non è riuscita a coinvolgere ancora tutta la penisola. Il massaio vive quasi sempre al Nord, dove peraltro è maggiore il numero delle donne in carriera; la sua terra d’elezione è la Toscana, seguita dalla Liguria.
Anche se non vengono visti di buon occhio da tutti, per il momento i casalinghi italiani possono gioire almeno dell’appoggio delle loro colleghe. Il Moica (Movimento Italiano Casalinghe) ha dato la sua benedizione al circolo dei “re della casa”. Le donne non si sentono minacciate dai rivali dell’altro sesso, anzi gioiscono del fatto che anche gli uomini comprendano quanto sia difficile, e allo stesso tempo gratificante, prendersi cura del proprio nido, senza frustrazione alcuna.
Intanto l’associazione si batte per ottenere un riconoscimento a tutti gli effetti, chiedendo la pensione, l’assicurazione per gli infortuni in casa e anche l’attestazione del ruolo di casalingo sulla carta di identità. Il Movimento vuole essere molto più di un semplice club per uomini alle prese con il bucato, aspira a diventare una vera e propria piattaforma di tipo sindacale.
Articolo: Quitalia.it