Nessun dubbio, Fiorenzo Bresciani, lucchese, è un tipo
particolare. Ma non è il solo, tanto che ha fondato il gruppo Uomini casalinghi, con 7.000 iscritti.
«Pulire e stirare mi rilassa, mentre amo meno cucinare», confessa in questa intervista. «Però trovo impagabile il fatto di potermi gestire la giornata. Pentito della mia scelta? Mai. Per me è stato un atto d’amore. Anche se all’inizio mi davano dell’omosessuale, ma la virilità non deriva dal lavoro che fai. Tra l’altro sono convinto che l’uomo deva farsi da parte e consegnare il potere all’universo femminile. La donna è dotata di una maggiore sensibilità e ha una forma mentis che le consente di fare più cose contemporaneamente».
di LUCA GIAMPIERI
L’era del macho bello e impossibile, dell’uomo alfa che non deve chiedere mai, potrebbe essere giunta al capolinea una volta per tutte. Con buona pace dei maschilisti incalliti e delle donne vecchia scuola che, con aria nostalgica e un velo di tristezza, guardano agli uomini di una volta come a una specie in via di estinzione, testimoni solitari di un passato da proteggere. Così almeno parrebbe, ascoltando la storia di Fiorenzo Bresciani, 64 anni da Pietrasanta (Lucca), professione casalingo. Talmente soddisfatto della sua vita da angelo del focolare dal avere fondato, nel novembre del 2003, l’associazione Uomini casalinghi, una piccola comunità femminista nel cuore della Versilia.
«Il governo del mondo alle donne, il rigoverno della casa ai maschi»: questo il motto del club ginarchico capitanato dall’ex macellaio toscano che, 18 anni fa, appese al chiodo untuoso grembiule da commerciante di carni per indossare con gioia la parannanza dell’uomo domestico.
Un cambiamento radicale il suo, signor Bresciani…
Eppure non sembra affatto pentito.
«Pentito? Tutt’altro. Non potrei stare meglio. Nella mia vita precedente (ormai la chiamo così) ero insoddisfatto, perennemente stressato. Avvertivo la necessità di rinnovarmi e ritrovarmi».
L’idea dell’associazione le frullava già per la testa?
«In realtà no, è stato un processo molto naturale dettato dagli eventi. Le mie due macellerie non andavano più bene come una volta, così presi la decisione di vendere entrambe le attività a distanza di pochi mesi».
E si ritrovo a tu per tu con la casa.
«In quel periodo, la mia prima moglie si era appena laureata in medicina e cominciava a lavorare come anestesista in ospedale. Iniziai a dare il mio contributo in cucina, a fare il bucato, a stirare… E dentro di me pensavo: “Non è affatto male! Chi me lo fa fare di tornare a lavorare?».
Messa in questi termini, potrebbe apparire come un affronto al ruolo di casalinga.
«Nient’affatto. Lavorare in casa, sotto certi aspetti, è più faticoso che stare in ufficio. Ma non tornerei mai indietro: mi sono scrollato dalle spalle il peso degli orari, del dover organizzare tutto e assistere i clienti facendo buon viso a cattivo gioco. Ora, finalmente, sono me stesso».
Con quale filosofia nasce l’associazione Uomini casalinghi?
«Il concetto è quello di dare più spazio alla donna, sempre schiacciata dal maschilismo imperante e prevaricatore. Per noi, collaborare con le nostre compagne badando alla casa è un atto d’amore».
Credete nella superiorità del genere femminile?
«Siamo convinti che l’uomo debba farsi da parte e consegnare il potere all’universo femminile. La donna è dotata di una maggiore sensibilità e ha una forma mentis che le consente di fare più cose contemporaneamente».
E l’uomo?
«Se ci riflette, spesso sa essere più pignolo della donna e a una forza fisica superiore: caratteristiche
che, per natura, lo predispongono alle faccende domestiche».
Una teoria quasi darwiniana… Roba da evoluzione della specie.
«Se vogliamo…».
Quali sono le attività dell’associazione?
«Cerchiamo di diffondere il nostro messaggio proponendo un’idea di società alternativa. Organizziamo corsi per insegnare al maschio i mestieri di casa. Io, per esempio, sono docente
di stirologia ed epistemologia del bucato».
Però…
«Abbiamo anche un personal trainer che spiega come rimanere in forma senza doversi iscrivere in palestra e una psicologa che tiene dei seminari sulle dinamiche di coppia».
Quanti siete, al momento?
«Abbiamo superato i 6.000 iscritti. Il nostro libro, Pulire al naturale, sta andando fortissimo: siamo già alla terza ristampa. Ci arrivano richieste da tutta Italia e anche dall’estero».
Addirittura dall’estero.
«Perla maggior parte, sono connazionali che si trovano lontani dall’Italia: Svizzera, Inghilterra, Francia, Spagna. Hanno scoperto l’esistenza dell’associazione tramite internet».
Tutti casalinghi a tempo pieno?
«Purtroppo, non tutti possono permetterselo. Viviamo in un momento in cui un solo stipendio, nella maggior parte dei casi, non basta. Chi non è fortunato come il sottoscritto continua a lavorare e, una volta rientrato a casa, si rende utile svolgendo i mestieri».
Senta, ma è vero che grazie a lei oggi è possibile far scrivere «casalingo» sulla carta d’identità, alla voce «professione»?
«Tutto vero. Nel 2005, mi recai all’anagrafe per rinnovare il documento d’identità. Quando dichiarai