“Siamo uomini casalinghi a tempo pieno e rivendichiamo il lavoro domestico. Credete sia roba da donne? Rabbrividiamo”

Fondata nel 2003 da Fiorenzo Bresciani a Pietrasanta (Lucca) l’associazione “Uomini Casalinghi” raccoglie oltre i 7mila persone in tutt’Italia. Punta sulla parità di genere e sul rispetto per l’ambiente. Il fondatore: “Ho iniziato per permettere alla mia signora di lavorare: prima mi prendevano in giro, oggi siamo in tanti. Io non sono un aiuto in casa, sono parte della casa”

Casalinga. Sostantivo, femminile: donna che si dedica ai lavori della propria casaCasalingo. Aggettivo, maschile: che riguarda la casa. Intimo, domestico. Il dizionario Zingarelli, come quarta voce, aggiunge: uomo che si prende cura della propria casa (usato) anche scherzosamente. Il signorFiorenzo Bresciani, lucchese di 66 anni, non è mai stato d’accordo: tanto da fondare un’associazione di “Uomini Casalinghi” per ribaltare la grammatica e lo stereotipo. “Le faccende di casa sono una cosa normale, necessaria, un lavoro prezioso: perché se le fa una donna va bene e se lo fa un uomo no?”. Dal 2003 ad oggi, nonostante le perplessità e l’ironia di molti, l’Associazione ha raccolto 6.800 membri e ha raccolto la propria esperienza in un libro, “Pulire al naturale”.

Tutti casalinghi a tempo pieno – precisa Fiorenzo Bresciani – ma condividono la filosofia dell’associazione”. Cioè supporto reciproco, condivisione dei lavori domestici e grande attenzione all’ambiente. Il signor Bresciani vive a Pietrasanta, dove ha sede l’Associazione Uomini Casalinghi. Mentre racconta, è nel pieno delle sue faccende quotidiane: “Stamattina ho lavato le lenzuola e le ho stese in modo che sia facile stirarle: bisogna pur esser furbi“. L’associazione ha ormai più di 15 anni: è nata nel 2003, quando Bresciani ha venduto la sua attività commerciale. “La mia signora si era appena laureata in Medicina e cominciava a lavorare, quindi era fuori tutto il giorno. Io ero a casa e ho dovuto iniziare a spolverare, a preparare da mangiare. Insomma, a mandare avanti la casa in sua assenza“. Rotto il ghiaccio, si è accorto che non era una fatica, anzi, lo faceva volentieri. Così ha avuto l’idea di fondare un’associazione, per conoscersi e darsi una mano: “Ho fatto il sito, stilato lo statuto, c’era tutto, ma non sapevo come trovare gli iscritti”.

Perciò ha invitato tutti i suoi amici in un casale in Toscana, a condizione che ognuno si impegnasse a fare qualcosa: chi cucinava, chi spazzava, chi lavava i piatti, e così via. “Alla fine della giornata ho parlato loro del mio progetto e ho detto che mi avrebbe fatto piacere se i miei amici più cari mi avessero sostenuto in questa avventura. Il gelo totale. Ho pensato: vabbé, ci ho provato”. Inaspettatamente però il giorno dopo il telefono comincia a squillare: gli amici hanno cominciato ad aderire. Il boom arriva dopo l’invito nella trasmissione di Maurizio Costanzo: oggi l’associazione raccoglie quasi 7mila iscritti, la cui età media va dai 25 ai 38 anni, ma ci sono anche uomini di sessant’anni e alcuni ragazzi di venti. Gli iscritti vengono da tutt’Italia, e periodicamente si riuniscono in un congresso nazionale: l’ultimo a Sanremo, per il prossimo si cercano sponsor. “La prima regione che ci ha aperto le braccia è la Sicilia, soprattutto Catania. Inizialmente ero stupito, si pensa che ci siano più stereotipi sui ruoli tradizionali. Ma è anche vero che al Sud si vive di più la dimensione della casa e della famiglia, mentre al Nord si tende più a fare una vita fuori casa, sono generalmente più restii”. E questo vale per tutti, anche per chi svolge un’altra professione: “Molti non vogliono iscriversi perché sono medici o professori. Ma dal momento in cui si torna a casa è un lavoro che dobbiamo far tutti, dovremmo esser tutti un po’ casalinghi“.

Il signor Fiorenzo aggiorna quotidianamente il sito dell’associazione: oltre a consigli su come curare le piante e lavare le tende, ci sono notizie su variazioni dei prezzi e delle bollette, sui prodotti ritirati dal mercato e su come ridurre lo spreco alimentare. Ha dovuto rimettersi a studiare, ma il segreto è stato tanto olio di gomito: “Ho imparato dalla mia signora, poi ho letto di tutto sui libri e su Internet: provavo, sperimentavo, vedevo quel che funzionava”. Un alleato prezioso è stato il Moica, il Movimento Italiano Casalinghe. “Sono state le prime a credere in noi: ci invitano ai convegni e noi le invitiamo ai nostri, c’è un bellissimo rapporto“. In più, hanno un obiettivo comune: il riconoscimento del lavoro domestico. “Dell’attività casalinga non se ne occupa nessuno, perché non è retribuita e non porta reddito, e invece è importantissima“. Secondo l’Istat, le donne dedicano al lavoro domestico un tempo due volte e mezzo superiore a quello dedicato dagli uomini. Lavoro gratuito, che spesso si somma alla professione svolta fuori casa. Nel 2003, spiega il Rapporto SDGs 2018, era più del triplo. Ma nonostante questo miglioramento, fino al 2014 l’Italia poteva vantare il triste primato del più ampio divario di genere fra tutti i paesi europei.

Ridurre questa sproporzione e superare gli stereotipi sono due degli obiettivi dell’Associazione Uomini Casalinghi: “A me hanno detto di tutto e di più: se sono omosessuale, se ho avuto un passato burrascoso”, confida Bresciani. Come se facendo le pulizie si “abdicasse” a un’idea di virilità preconfezionata: “Io rabbrividisco quando sento dire ancora oggi che sono lavori “prettamente femminili”. Non si può pensare, nel 2020, che esistano lavori femminili e maschili, eppure mi son trovato tante volte di fronte a prese in giro e battute. Ma io sono un toscanaccio, volto pagina e vado avanti”, ride, poi si fa subito serio: “Mi davano del ‘mantenuto‘, ma non lo sono: volevo semplicemente permettere alla mia signora di realizzarsi pienamente nel lavoro“. Tuttavia, le cose stanno cambiando: “Quando abbiamo iniziato la situazione era molto difficile, adesso i ragazzi sono diversi, crescono con altre idee e meno pregiudizi. Prima, per esempio, non si vedevano mai gli uomini nelle pubblicità di prodotti per la casa, ora ce ne sono tantissimi, ed è una buona cosa, perché la tv entra nelle case della gente, il messaggio arriva”.ù

Si sta pian piano superando l’archetipo dell’uomo in ufficio, donna a casa. Se le donne possono (e devono) andare in ufficio, perché gli uomini non possono stare a casa? Oggi sembra quasi scontato dirlo, ma secondo Bresciani c’è ancora molto da fare: “Se penso che una ragazza fino a poco tempo fa non poteva dare il proprio cognome al figlio che ha portato in grembo divento matto. Anche quando sento che le donne guadagnano meno degli uomini. Abbiamo fatto tanti passi avanti, ma si deve ancora migliorare”. Un’associazione femminista? “Noi semplicemente cerchiamo di sostenere le donne e di imparare da loro: riescono bene in tutto quel che fanno e hanno mandato avanti le case in silenzio per tantissimi anni”. Insomma, è ora di condividere anche questo compito. Sulla loro pagina Facebook i Casalinghi scrivono: “Io non aiuto mia moglie a cucinare, perché anch’io mangio; io non sono un aiuto in casa, sono parte della casa”.

Molti uomini hanno sposato questa filosofia, per convinzione o per necessità. La prova sono le “masterclass” in cui si insegnano le basi di quella che una volta si chiamava economia domestica, inclusa la “stirologia” e l’“epistemologia del bucato”, le materie che insegna proprio Bresciani. I corsi organizzati dall’Associazione durano due giorni e sono aperti a tutti: partecipano sia donne che uomini. Molti sono padri separati che devono imparare a gestire la casa e i figli da soli, ma anche ragazzi che stanno per andare a convivere: “Oggi abbiamo due lauree ma non sappiamo metter su l’acqua a bollire. Non è una colpa, semplicemente queste cose una volta si imparavano in casa, ora non ce lo insegna nessuno”.

Un altro aspetto importante nella filosofia dei casalinghi è la riscoperta dei “segreti della nonna”, l’arte di pulire con aceto e bicarbonato. La loro esperienza maturata sul campo è stata raccolta nel libro “Pulire al naturale”, edito dalla casa editrice Terra Nuova di Firenze. “Siamo già alla seconda ristampa: cerchiamo di essere attenti al pianeta, di non inquinare e di non avvelenarci con troppe sostanze chimiche. Se diamo retta alla pubblicità c’è un prodotto per il bianco, uno per i colorati, uno per i neri. Solo per farci spendere soldi. Le cose che abbiamo tutti in dispensa come l’aceto, il bicarbonato, l’acido citrico, sono un’ottima alternativa, dai piatti ai tessuti“. Così ci guadagnano il portafoglio, l’ambiente e la salute. “Per esempio, ecco la mia ricetta per lavare i piatti: 400 ml di acqua, 3 limoni, 200 gr di sale fino,100 ml di aceto bianco. Si frulla tutto e si lascia sul fuoco un quarto d’ora”. Abbiamo provato: i piatti vengono benissimo e funziona anche in lavastoviglie.

Beatrice Manca

www.ilfattoquotidiano.it

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