«Il governo del mondo alle donne, il rigoverno della casa ai maschi». Una battuta? Certo che no. E a Pietrasanta c’è chi di questo motto ispiratore ha fatto la sua ragione di vita. E non è una donna.
Si chiama Fiorenzo Bresciani e di professione fa il casalingo a tempo pieno. Un passato trascorso tra le quattro mura del suo negozio e poi nel 2003 l’idea di fondare un’ associazione dal sapore alquanto originale: “L’Unione degli uomini casalinghi italiani”.
«Ero un uomo tradizionale, che in casa faceva fare tutto a sua moglie. Quando ho chiuso la mia attività ho cominciato a rendermi utile nelle faccende domestiche e mi sono accorto che quel modo di vivere mi affascinava.
Non dipendevo più da nessuno, ero finalmente manager di me stesso». Spinto dall’idea di non essere l’unico uomo sulla terra a pensarla così, Fiorenzo Bresciani organizza una merenda in un agriturismo di Pian del Lago e invita alcuni amici. Le richieste sono chiare: «Cuciniamo noi e ovviamente dopo dobbiamo rimettere tutto in ordine».
«Per me l’unione dei casalinghi è nata quel sabato pomeriggio, siamo stati benissimo – dice il presidente Bresciani – lì ho capito che potevo andare avanti e spingermi oltre». Sette anni fa gli iscritti all’Unione casalinghi italiani erano tre, oggi sono circa 6mila sparsi in tutta Italia.
Non mancano gli associati toscani, anche se la maggior parte sono del centro-sud.«A Pietrasanta nessuno ci prende in considerazione e anche a Viareggio è come se non esistessimo – dichiara rammaricato il presidente – in questo momento non abbiamo nemmeno una sede fissa. D’altra parte profeti in patria non lo siamo mai». Intanto in Italia i casalinghi a tempo pieno sono in continuo aumento: i dati dell’Inail parlano di 22.600 iscritti, anche se in realtà gli italiani con la vocazione casalinga sarebbero circa il doppio.
In questo contesto Fiorenzo Bresciani combatte la sua battaglia per rendere ufficiale la “professione”: è suo infatti il primo documento che mette per iscritto lo “status del casalingo”. In 14 articoli si stabiliscono ruoli, compiti e obiettivi degli associati. Uno dei punti cardine è il quarto, che spiega l’obiettivo dell’unione: “promuovere la figura del maschio casalingo in modo che tutti i maschi facciano o siano casalinghi, ispirandosi a principi pacifisti e non di violenza ludica”.
«Nella mia carta d’identità volevano scrivere disoccupato, ma io ho insistito e dopo un’estenuante discussione sono riuscito a spuntarla», ricorda con orgoglio Bresciani. Un’invasione di campo bella e buona se ci si basa sul tradizionale binomio uomo-donna.
Un capovolgimento dei ruoli tradizionali che porta i maschietti a imbracciare scope e a lavare padelle non solo per necessità, ma anche per rivendicare una sorta di “pari opportunità”. E qui sta il bandolo della matassa.
«Non si capisce perché l’uomo debba essere guardato con un po’ di sospetto se stira, fa il bucato o spolvera la casa», ha ribadito l’associazione dal meeting di Sanremo dove la scorsa settimana è stato eletto anche “Mister casalingo 2010”.
Il titolo è andato a un ragazzo lucchese di 38 anni, Massimo Bacci, che di professione fa l’operaio. Reduce da una separazione, Massimo non ha mai pensato di farsi aiutare nelle faccende domestiche: «Confesso che le cose più noiose, o forse quelle per me più difficoltose sono stirare bene le camicie, fare il bucato e spolverare, ma ormai mi sono abituato». Secondo le statistiche, il 30% degli uomini ama cucinare e fare la spesa mentre solo l’1% di loro vuole pulire il bagno o rifare il letto.
E le donne cosa dicono? Il 57% di loro considera più seducente l’uomo attento alla casa, ma l’idea che questa diventi per lui la professione fissa continua a essere un tabù.
Tina Leonzi, presidentessa del Movimento italiano casalinghe dice: «I casalinghi non sono avversari, ma alleati. Noi infatti parliamo di lavoro familiare in cui ci sia una condivisione dei compiti». Anche se non viene retribuito, uno studio ha anche stabilito il valore economico del lavoro familiare: 433 miliardi annui, un terzo del Pil.
Vari sono anche i personaggi noti che simpatizzano per l’associazione casalinghi, tra cui Renzo Arbore, Andrea Camilleri, Gene Gnocchi e tanti altri. «Se l’uomo collaborasse di più nelle faccende domestiche, forse i divorzi sarebbbero meno e le famiglie manterrebbero la loro serenità.
Le donne hanno ragione ad arrabbiarsi visto che in casa hanno sempre fatto tutto loro», dice Bresciani. Il 50% degli iscritti all’associazione sono uomini divorziati e tra loro tanti sono i padri che all’improvviso si ritrovano a dover fare anche il lavoro delle mamme.
In loro soccorso l’associazione organizza corsi di formazione: così gli uomini imparano a usare i prodotti per le pulizie, a evitare di fare disastri con la lavatrice e a stirare le camicie senza che il ferro da stiro ci rimanga attaccato.
Fonte: Il tirreno