Casalinghi alla riscossa

E’ finita l’era dell’uomo che non deve chiedere mai, del macho tutto muscoli e sguardo assassino. A decretare la scomparsa di questa categoria non sono stati i film d’amore come “Unfaithfull”, nel quale anche il rubacuori per antonomasia, il mitico Richard Gere di “Ufficiale e gentiluomo”, tutto fascino e divisa, è tradito dalla moglie senza scrupoli, ma la nascita di un’associazione che rovescia il ruolo tradizionale del maschio, non soltanto nostrano.

Alla fine dello scorso anno, infatti, è stata fondata, in provincia di Lucca, l’Associazione italiana uomini casalinghi. L’idea è venuta a un simpatico toscanaccio che forse, in questo modo, ha voluto nobilitare in primis la sua condizione subalterna nei confronti della moglie.

La gentile consorte, infatti, affermato medico anestesista e omeopata, ha assunto il maritino come assistente, delegando a lui, che dispone di maggior tempo libero, visto l’incarico di scarsa responsabilità che ricopre, l’incombenza delle faccende domestiche. In realtà, l’obiettivo dell’associazione è quello di promuovere un uomo nuovo, capace di riscoprire il valore della famiglia, di coltivare relazioni sociali e di prendersi cura della propria casa. Se a questi primi intenti, si aggiunge il cambiamento nei rapporti con l’altro sesso, il risultato è completo. Non basta, infatti, che l’uomo indossi un grembiule o prenda in mano la ramazza, per generare un cambiamento epocale. E’ necessario che siano abbattuti gli stereotipi legati da sempre al sesso maschile. Basta con l’uomo guerriero e cacciatore, al bando il manager in carriera e l’aspirante Casanova.

L’homo novus deve essere presente in casa, attento alla prole e, sopratutto, disponibile nei confronti della propria compagna. La capacità di ascolto e il dialogo devono sostituire la sete di potere e le false ambizioni. Essere un vero casalingo significa essere in grado di mettere in secondo piano le proprie esigenze a favore delle necessità altrui, in primo luogo, ovviamente, delle persone con le quali si divide la vita. Non è forse la totale dedizione al marito e ai figli che ha distinto il ruolo della donna per secoli e non è ancora questo l’atteggiamento della maggior parte delle donne, anche di quelle affermate nel lavoro? Non c’è donna in carriera che non si faccia prendere dal panico se il figlioletto ha qualche linea di febbre.

Non c’è madre che non sia disposta a mollare tutto, anche un affare milionario, per correre in aiuto della figlia in preda a una crisi adolescenziale. Non c’è moglie o compagna che mostri evidenti segni di insofferenza ascoltando gli sfoghi, sempre uguali, del proprio partner, uscito dal lavoro dopo aver litigato con i colleghi o il capoufficio. Le intenzioni dei soci dell’associazione degli uomini casalinghi sono degne di rispetto, ma lasciano alquanto perplessi. Nessuno nega che un maschio sia in grado di stirare una camicia, lavare un pavimento o cambiare un pannolino. Sono molti i giovani che si cimentano, per necessità, ma anche per piacere, in faccende come queste, riservate, soltanto fino a qualche generazione fa, unicamente alle donne.

Ma nascono dubbi sulla capacità dell’uomo di rinunciare alle proprie ambizioni e di dedicarsi, anima e corpo, solamente alla famiglia. E’ capitato di leggere sui giornali le confessioni di ex professionisti di successo, che dopo aver raccolto consensi a destra e a manca, hanno deciso di abbandonare il dorato mondo dell’alta finanza per stare a casa ad accudire i figli.

Ma si tratta, appunto, di uomini ricchi e famosi, almeno nel loro campo, che in età avanzata hanno deciso di dedicarsi alla famiglia come un operaio ormai in pensione si dedicherebbe al gioco delle carte o al giardino. Non si è mai sentito di un giovane che ha abbandonato senza rimpianti un posto ricco di soddisfazioni per dedicarsi al figlio neonato al posto della compagna.

E si potrebbe anche scommettere sul fatto che molti dei giovani che, invece, dicono che chiederebbero immediatamente il congedo per paternità per badare a un eventuale neonato, si rimangerebbero immediatamente la parola, se l’eventualità si trasformasse in realtà. E poi, a voler essere proprio sinceri, non sono in molte le donne così fiduciose nelle capacità del proprio compagno da lasciare unicamente nelle sue mani la cura della casa e l’educazione dei figli. In questo senso, far parte dell’associazione uomini casalinghi non è indice di affidabilità.

Fonte: ilfriuli.it

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