Casalinghi (per niente) disperati!

Per scelta o per necessità, sempre più uomini decidono di dedicarsi alla casa. E molti ne sono felici…

01 Feb 2009 | di Maurizio Targa 

Altro che desperate housewives, le casalinghe disperate americane della TV: sfidando retaggi culturali millenari e le ironie dei maschi abituati ad alzare appena le gambe quando la moglie passa con l’aspirapolvere, gli uomini casalinghi italiani si moltiplicano, rivendicando con orgoglio la loro dignità di “maschi da casa”. Solo a Roma l’AsUC (Associazione Uomini Casalinghi) conta oltre 500 iscritti, ed in tutta Italia veleggia sugli oltre cinquemila.


«Sorprendentemente, la maggioranza è nel Centro Sud – confida Fiorenzo Bresciani, il presidente – un dato che fa riflettere». Possibile che Catania sia la città più popolata di machi col grembiule, infrangendo tabù ancestrali che proprio nel meridione si penserebbero più duri a morire? Non che a Milano il fenomeno non sia sentito, spiega il presidente, ma…«Credo che al Sud sia proprio il concetto di “casa” ad essere più radicato – sottolinea Bresciani – e, se l’angelo del focolare, che in quanto angelo per definizione non ha sesso, nel secondo millennio è maschio, dov’è il problema?» Sorride Fiorenzo Bresciani da Pietrasanta (Lu), ex commerciante: oggi la sua associazione conta tesserati a migliaia e spugne, strofinacci e spazzoloni sono offerti da grandi ditte di prodotti per la casa che, fiutando l’impatto mediatico, si sono offerte di sponsorizzare corsi  che con abile giocosità vengono definiti “Seminari di stirologia” o “Master in Epistemologia del Bucato”:

 Bresciani ne tiene a decine in giro per l’Italia. Ma i primi tempi non sono stati così spensierati. «Marito di un medico in carriera, in un momento di estrema difficoltà nel mio lavoro, nel 2003, ho deciso occuparmi della casa, evitando di deprimermi e cercando di mettere in questa nuova attività l’entusiasmo che ho sempre posseduto, per mia fortuna». Guardandosi intorno, Bresciani scopre un pugno di uomini nella sua stessa condizione.

«Invito alcuni di loro a cena, in Versilia, per comunicare che intendevo dar vita all’AsUC». Definire scettiche le prime reazioni è un eufemismo (“sei scemo?” il commento più moderato), ma poi… «ad uno ad uno, quasi vergognandosi, mi telefonano in quattro, cinque, dieci…ed eccoci!».

Fonte: Acqua&Sapone

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