Padri casalinghi

«La nostra associazione cerca di far capire che la mentalità di una volta non va più bene, che bisogna essere più aperti e collaborativi, verso il proprio partner e anche verso i propri figlioli».

– E se il papà decidesse di dedicarsi alla vita domestica e di diventare un perfetto casalingo? «Nel 2003 la mia signora si era laureata in medicina e giustamente, dopo anni e anni di studio e di nottate sui libri aveva il piacere e la voglia di lavorare – racconta Fiorenzo Bresciani, presidente dell’associazione Uomini Casalinghi –. Per me, invece, era il contrario. Dopo una vita passata sempre con le attività commerciali mi ero stufato completamente degli orari da rispettare.

E così ho iniziato a fare i lavori in casa. Vendendo l’attività mi son trovato a casa e ho iniziato a pulire per terra. Mi son trovato a passare il cencio, a far da mangiare, a pulire e a stendere i panni, mentre invece mia moglie usciva alla mattina e andava al suo lavoro». L’uomo casalingo, secondo il signor Bresciani, è cittadino del suo tempo, e svolge mansioni che appartengono a entrambi i sessi:   Lo spirito di condivisione è alla base della filosofia dell’Associazione, che oggi conta più di 7mila iscritti in tutta Italia.

«La nascita e l’accettazione del ruolo del papà casalingo è un passaggio importantissimo. È crescita interiore. È comprensione del valore di questo mestiere che non è riconosciuto da tutti come tale ma che qualcuno comunque deve fare. È un lavoro invisibile come lo chiamo io. Nessuno ti ringrazia». Un’associazione nata dunque dal desiderio di alcuni uomini di riunirsi e di non essere più considerati delle mosche bianche, ma anche con lo scopo di proporsi come vero e proprio manuale di sopravvivenza.  «Mi sono reso conto che oggi le persone hanno due lauree ma poi nella realtà dei fatti non sanno mettere l’acqua sul fuoco per cucinare la pasta o friggere un uovo. Hanno perso quelle cose semplici che però sono importanti.

Per questo abbiamo deciso di organizzare dei corsi di economia domestica.  Io, per esempio, – continua – sono docente di due lezioni: una si chiama stirologia e una epistemologia del bucato. In sostanza insegno a stirare, a fare una lavatrice e a stendere i panni. Studiare e laurearsi è importantissimo – si congeda ridendo – ma altrettanto importante è saper cucinare un uovo».

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