di MARINA CAVALLIERI
Lei va in ufficio, lui sta a casa, lei guadagna, lui molto meno. Loro stanno insieme così, sperimentando un precario e innovativo equilibrio, più per necessità del mercato che per scelte del cuore. Sono nuove coppie e non c’entrano niente le ambizioni delle donne in carriera, semmai sono la conseguenza di un mercato del lavoro che impone nuovi ritmi e ridefinisce i ruoli e la trasformazione della famiglia è frutto più di un’economia in rosso che di una rivoluzione culturale.
L’ultimo numero di “Newsweek” dedica un lunga analisi alle “alfa earners”, alla lettera le “guadagnatrici alfa”, ovvero le donne che in famiglia sono le uniche a portare uno stipendio o comunque a guadagnare di più. E il numero delle famiglie americane in cui la donna è l’unica a guadagnare è in aumento: nel 2001 nel 30 per cento delle coppie americane sposate la moglie guadagnava più del marito. Stando al ministero del Lavoro sono quasi il 6 per cento le coppie dove solo lei lavora ma altri studi parlano dell’11 per cento. Anche se resta la diseguaglianza degli stipendi, tutta a favore degli uomini.
La tendenza e le statistiche hanno trovato subito uno specchio fedele sugli schermi: nel serial “Friends” è Monica che sostiene il marito disoccupato. Lo stesso accade a Eddie Murphy in un film che sta per uscire, “Daddy Day Care”, sua moglie è l’unica in famiglia che guadagna. “Anche da noi le trasformazioni del mercato del lavoro producono effetti sulla coppia”, dice Donata Francescato, docente di psicologia di comunità. “I casi in cui lei guadagna più di lui sono circoscritti alla fasce molto basse e a quelle molto alte. In questi casi lei magari è una professionista e con lo stipendio garantisce il mantenimento della famiglia e il marito fa lavori creativi ma precari”.
Ma più che il lavoro domestico sono i soldi a innescare le contraddizioni. “L’uomo italiano non vuole più una moglie da mantenere, non è più il suo sogno, semmai lo vede come un peso. Accetta che la moglie lavori e guadagni più di lui ma poi ci sono scontri di potere sul modo di spendere i soldi. Pretende di decidere lui anche se guadagna di meno”. Coppie con ruoli in costante evoluzione, alla ricerca di equilibri difficili da raggiungere, stabilire, mantenere. “In Italia il fenomeno non è così diffuso”, spiega Linda Laura Sabbadini, ricercatrice dell’Istat. “Da noi sono l’uno per cento le coppie in cui lavorano esclusivamente le donne.
Sono famiglie appartenenti alle fasce sociali più basse, ma in questi casi non è una scelta, l’uomo è vittima della disoccupazione”. C’è però chi lo fa per scelta. Fiorenzo Bresciani è a capo dell’associazione uomini casalinghi, quasi tremila iscritti. Lui si occupa felicemente della casa, la moglie lavora con soddisfazione. “Siamo per un’evoluzione del genere maschile, uomini e donne devono sperimentare quello che a loro è sempre stato negato”. Per questo organizza anche corsi per uomini sul lavoro domestico. “Il maggiore ostacolo che incontrano? Quello che proprio non riescono a fare? Stirare”.
(6 maggio 2003)